L‘Alta Valtellina, patria di grandi campioni.. ma chi ha portato lo sci in zona?
La storia racconta che nel 1900 , la sezione CAI della zona dispone di 6 paia di sci messi a noleggio per la popolazione alla modica cifra di 50 centesimi al giorno, costo che in pochissimi si possono permettere.
Più fortunato è Madesimo che grazie al Touring club Italiano, disputa sui suoi prati le prime gare di sci, e la cittadina di Chiavenna vede l’arrivo della prima azienda produttrice di sci con la famiglia PERSENICO .
Come già detto negli articoli pregressi del blog, anche a Bormio a portare la cultura dello sci, è l’arrivo della prima guerra mondiale: le linee del fronte bellico dello Stelvio e del Cevedale, dove l’uso degli attrezzi di legno mettono i soldati in condizioni di agire meglio.
Finita la guerra, i soldati gettano l’attrezzatura a caso nei prati, e così la popolazione attinge a questi mucchi di legno abbandonati , un numero sproporzionato in Valfurva con circa 2000 pezzi dove i primi a giocarci sono i fratelli Compagnoni.
A Bormio invece ecco Sertorelli che dalla professione di Stradino sulla strada cantonale dello Stelvio, si innamora di questi lunghi legni veloci, prima per gioco e poi con successo. Così inizia a studiare i materiali del territorio e costruisce i primi con legno di betualla, ricoperti di una lamiera , accessoriati con corde di cuoio per legarli sui polpacci, visti al passo Stelvio da un soldato norvegese, unisce il tutto con un ramo di betulla come bastone per reggersi (racchetta) uno solo..
Il resto poi è storia…
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