La nascita degli impianti di risalita a Bormio avviene per merito del medico Ferdinando Bertoletti che malgrado l’origine di Ponte in Valtellina, sposo di una Pelosi di Bormio, assieme ad un gruppo di amici fonda la prima società di impianti SAB “società di Aerosciovia Bormiese”.
I piloni di legno fanno da portanti all’ impianto, ci sono 16 seggiolini in metallo ed un’unica fune, sia traente che portante.
È un impianto modestissimo, costruito senza alcun rispetto per le regole di sicurezza da un imprenditore di Valfurva sulla base delle regole delle teleferiche, ha un percorso di circa 1300 mt, ma un buon dislivello, la cima arriva allo Chalet Vallechiara di proprietà della medesima SAB ma gestito da Giuseppe Anzi e a Veri Confortola.
Nell’atto notarile si definisce che all’arrivo della medesima si dovrà predisporre uno chalet il cui piano seminterrato dovrà essere a servizio della cucina, della dispensa, sopra una veranda con terrazzo in legno, e due locali nel sottotetto adibiti a camere.’
I primi beneficiari di tutto ciò sono i turisti della Brianza, arditi imprenditori di successo e come locali la famiglia Quadrio Curzio.
La gente di Bormio economicamente più povera non si può permettere il lusso, pertanto chiede un passaggio almeno per l’ attrezzatura a coloro che salgono, proseguendo poi a piedi e più leggeri senza i materiali.
Un compromesso si raggiunge coi ragazzini che a fine scuola, salgono a scaletta fino al Ciuk, predispondendo in tal modo le piste, il fondo per le gare e quindi vengono omaggiati di un pass per la risalita.
Già futuristici i Bormini predispongono sul percorso le lampadine ad illuminare il percorso per chi di notte sale al Vallechiara.
La funivia Bormio-Vallechiara (Ciuk) resta attiva per un paio di anni gestita da Piero Raintolter nonchè marito della Cecca Sertorelli campionessa di cui articoli scorsi, che risulta essere il primo responsabile degli impianti di Bormio.
Il resto nella prossima puntata!
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