Il passo dello Stelvio è il valico automobilistico più alto d’Italia con i suoi 2758 m.
È situato all’interno del Parco nazionale dello Stelvio vicino ad importanti massicci come il Monte Livrio, l’ Ortles e il Monte Scorluzzo.
Il confine con la regione Svizzera a cui è collegato tramite il vicino passo di Santa Maria, ne fa un ulteriore punto di comunicazione importante.
La strada caratterizzata da 48 tornanti sul versante alto atesino e 36 su quello lombardo, mette in comunicazione Bormio e la Valtellina con Trafoi e la Val Venosta.
Su tutti e tre i versanti, ovvero i due italiani e quello svizzero, il passo rimane chiuso durante l’intero periodo invernale da ottobre fino a maggio.
All’inizio dell’ottocento, l’imperatore Francesco I d’Austria voleva una nuova strada che potesse collegare la Val Venosta direttamente con Milano, cioè il territorio austriaco tramite la Valtellina.
L’incarico fu affidato all’ingegnere capo della provincia di Sondrio Carlo Donegani, esperto di ingegneria stradale d’alta montagna che già aveva progettato il passo dello Spluga.
I primi lavori iniziarono nel 1822 con l’utilizzo di una gran quantità di operai, ingegneri e geologi del posto.
Dopo solo tre anni di lavori, nel 1825 la strada venne inaugurata alla presenza del soddisfatto imperatore Ferdinando.
La costruzione della strada fu brevissima, malgrado le avverse condizioni climatiche e ambientali che fecero numerose vittime tra gli operai, il numero degli impiegati nei lavori nei periodi di pieno regime si raggiungevano addirittura 2500 persone impegnate nella realizzazione della strada. Si racconta che i caduti dovuti all’inverno causa gelo e alle slavine furono alla fine un certamente numero maggiore rispetto a quelli causati per mano nemica: diversi sono gli aneddoti che riportano di alleanze tra austriaci e italiani per una reciproca convivenza su le aspre cime.
E con 5 anni e 3 mesi di lavoro per completare l’opera, con ritardi causati in parte anche dalle lunghe sospensioni invernali che erano necessarie viste le copiose nevicate, si chiusero con la messa in posa di una lapide a ricordo di questi defunti ancora visibile nei pressi della galleria dei Bagni Vecchi a ricordo dei caduti.
Fino al 1915 il valico era percorso tutto l’anno da un servizio di diligenze grazie all’ efficiente opera degli spalatori durante il rigido inverno, ma con l’arrivo della prima guerra mondiale che proprio lì fu teatro di aspri scontri tra la fanteria austriaca e quella italiana ed essendo il passo proprio sul confine italo-svizzero-austriaco, perse il significato di collegamento tra d’Austria e l’Italia, diventando italiano su tutti e due i fronti a confine tra Lombardia e Trentino, ed il valico venne definitivamente chiuso durante il periodo invernale.
Famosi i tornanti per i ciclisti che dal 1953 vedono la tappa dello Stelvio come quella più determinante per la vincita della corsa. Memorabili le gesta di Fausto Coppi dove proprio lì conquistò la maglia rosa vincendo il suo ultimo giro d’Italia prima del ritiro.
ph. Fausto Compagnoni
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