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La Fiera di San Gervasio a Bormio.

La fiera di San Gervasio
Il 19 giugno è la festa patronale della magnifica terra di Bormio ma in concomitanza è anche il giorno della grande fiera che coinvolge tutto il mandamento; è una giornata di festa e un’occasione per ricordare cosa successe nel tempo indietro grazie racconto della signora Gisi Schena.

Si racconta che nel 1911 ad Oga c’era un bimbo che tutti chiamavano Pinin: era un bambino di quattro anni allegro, amante della natura e faceva il custode per la sua famiglia delle capre.
Amava portarle al pascolo dove poteva trovare fragole, mirtilli, chelude (mirtilli rossi), funghi da portare a casa alla sua mamma.
Un giorno era particolarmente contento perché in casa si stavano preparando per la giornata successiva, la fiera di San Gervasio. La giornata iniziava con la grande messa nella cattedrale e nella piazza ci sarebbero andati tutti, ma non solo del paese di Oga, ma anche quelli dei paesi limitrofi; alcuni dovevano fare anche dei giorni di cammino per poter arrivare a Bormio.
Era mattina presto e come lui tanti altri bambini si alzarono all’alba per poter partecipare a questa fiera assieme alla mamma e al papà. Il ricordo di un frutto assaggiato lo scorso anno durante quella fiera si pregustava già nel palato del piccolo Pinin, lo squisito gusto delle ciliege che si mangiavano solo una volta all’anno in occasione della fiera.

Ma prima di quell’occasione c’era da presenziare alla messa e poi l’incontro con la folla:  non si vedevano mai così tante persone tutte in una volta come alla festa di San Gervasi o.Lo sguardo di Pinin vagava nella chiesa tra la luce delle candele e gli abiti rossi dei confratelli e anche agli zaini che uomini e donne portavano in spalla che finita la messa sarebbero stati riempiti dagli acquisti della fiera. E proprio gli zaini e le bisacce fecero uscire di Chiesa sgattaiolando il piccolo Pinin che sprovvisto di sacca, corre verso casa per rimediare. Il bosco era tutto uguale; a lui sembrava di percorrere la giusta strada salendo di buona lena, dopo un po’ si fermò per prendere fiato ma poi corse perché doveva riempire di ciliegie la sua bisaccia. Diverse ore trascorsero prima che si accorgesse che la sua casa non era nel punto in cui credeva, anche se il sentiero che percorreva non sembrava lo stesso, non ritrovava  i suoi soliti passaggi e pensò che i folletti del bosco che stessero facendo uno scherzo.  Arrivò il crepuscolo, il sole calò e tutto fu buio e anche nella testa del piccolo Pinin il pensieri si fecero cupi: non i folletti gioiosi nel bosco, bensì una brutta strega che si impadronisce dei bambini che scendono nel fiume.. Spaventato Pinin si mise a correre ma inciampò e cadde più di una volta dalla stanchezza e dalla paura,  si nascose sotto una sporgenza rocciosa ai piedi di un grande larice cercando riparo; debole e stanco e al buio finché il sonno sì padronì  di lui.

Sognava che con lui nel bosco ci fosse  il suo angelo custode che lo rassicurava che presto avrebbe ritrovato la sua mamma, un angelo lo prese per mano ad un tratto la roccia di fronte a loro si aprì, con un grande boato mostrando nel suo cuore di pietra una grande sala tutta azzurra come il cielo e con al centro un trono candidissimo.

Pinin ormai un angelo anche lui, corse verso il trono fra le braccia della mamma e alla fine del sogno Pinin morì.

Venne ritrovato due giorni più tardi ai piedi di un larice sul Monte della Reit,  al Plan de li Scandola.  Aveva nel pugnetto chiuso cinque ciliegie rosse e con il suo ritrovamento si capì quello che erano le intenzioni del piccolo:  aveva sbagliato versante della montagna per risalire e tornare a casa a prendere qualcosa che contenesse i frutti saporiti, e si trovò difronte all’abitato di Oga, anzichè a casa sua.

Quel giorno finita la messa moltissimi  andarono a cercarlo, e non abbandonarono le ricerche finché suo piccolo corpo non venne  ritrovato. Questo fatto colpi tutti gli uomini del tempo e la storia di Pinin angelo della Reit è molto raccontata.

Questo racconto della signora Gisi  Schena è stato trovato grazie all’archivio parrocchiale di Oga.

Questa storia benché sia del 1911 racconta comunque fino agli anni settanta l’entusiasmo con cui i bambini aspettavano la fiera di San Gervasio non solo per le ciliegie a premio dell’anno scolastico finito nei giorni precedenti,  ma anche per l’arrivo del luna park.

E così con gli occhi scintillanti per le numerose bancarelle e le dita che profumavano di zucchero a velo, si dava all’inizio a un’estate  fatta di giochi e di amicizie che nel tempo hanno segnato tanti bambini.1421756481_1421752036_k-30

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