Da diversi inverni non salgo più in baita durante il periodo invernale; quest’anno anche causa le nevicate scarse nemmeno la motoslitta ha potuto seguire il percorso che mi ci portasse.
In questo inizio di primavera caratterizzato anche da una pioggia nei giorni scorsi che ha portato una corrente calda, afosa, sciroccosa con addirittura della sabbia del deserto, ho pensato che la strada fosse abbastanza percorribile partendo dei prati di Pedenosso verso la valle del Foscagno.
Lasciata l’auto in prossimità del bivio che porta durante le uscite estive al bivio Val Vezzola Trela, dopo due ore di cammino circa, un percorso di cinque chilometri che distano per arrivare in Baita.
Una curva dietro l’altra in zone soleggiate dove gli alberi lasciano intravedere lo splendido scorcio della Cima Piazzi che abbraccia tutta la Valdidentro, tra una curva e l’altra del terreno dove gli accumuli nervosi raggiungono anche i 60 / 70 cm poiché esposti in un punto fitto d’alberi e dove il sole non ne permette l’intaccatura, malgrado la primavera, malgrado i 10° che sono all’esterno e malgrado le scarse nevicate, ci sono diversi cumuli.
Ma la zona del Foscagno è da sempre conosciuta come una vallata particolarmente nervosa.
Le baite vedono le imposte tutte chiuse, barrate soprattutto al primo piano, legni o lamiere capienti per proteggerle dalle slavine, valanghe o anche da qualche malfattore che durante l’inverno o l’autunno si aggira per le strade.
Simpaticamente invece al secondo piano sono aperte, dove trini e merletti adornano le finestre povere, di vetro sottili e legni cotti dal sole di cinquant’anni di esposizione, costruite con dei materiali e manufatti antichi ma comunque a tutela dell’invasore.
Certo in inverno la coperta che copre tutto quanto il paesaggio è caratterizzata da dei particolari sconosciuti durante l’estate: la neve non più candida ma coperta da diversi aghi di pino e di gembro, gli aghi di larici invece sono sotto la neve visto che sono i primi che cadono durante la stagione autunnale; e in quegli spazi dove la neve si sta sciogliendo fanno capolino anche le foglie delle betulle che a 1800 m costeggiano e proteggono dal burrone sottostante.
Alcuni metri di terreno fangoso dove la neve ha lasciato il posto a nuovi e improvvisati rigoli d’acqua impetuosi che scorrono, ma che danno i primi segni di vita facendo nascere e scoprire così bucaneve..
Il passaggio che caratterizza la stagione dall’autunno all’inverno, e poi alla primavera sono le prime foci che verdeggiano rigogliose verso il risveglio in questo fango , chiare le impronte lasciate dai caprioli, dai cervi che durante l’inverno hanno stazionato nei dintorni, quasi a farne un calco nell’argilla.
L’incontro con una guida della forestale,sempre piacevole da vedere, ci racconta quanto lo sterminio degli animali quest’anno sia stato leggero, dato che le condizioni meteo non sono stati così proibitive come negli anni trascorsi; ci racconta pure che presto inizierà il censimento dei capi,i caprioli hanno la peggio rispetto i cervi, in quanto a cibo i cervi necessitano di quantità maggiori di fieno da brucare lasciato appositamente nelle cataste nel bosco per potersi sfamare, lasciandone poco ai caprioli.
E poi si continua e le immagini classiche dell’estate dove le valli sono caratterizzate dalla gente attorno al barbecue cucina salsicce e prelibatezze varie, ma questo silenzio caratterizzato solamente dal suono costante della cornacchia che volteggia in cielo e poi piano piano,arrivando in una radura, eccolo, un capriolo tranquillo solitario che nel suo habitat silenzioso sta cercando di nutrirsi con i primi teneri germogli primaverili.
E poi si prosegue nella strada dove il bosco si fa fitto e arrivi in quei punti a te tanto classici dove in estate ti appoggi, ti siedi e raccogli le fragole ,lamponi , ora non c’è nulla se non neve, neve , e neve morbida,cotta dal caldo del periodo come giusto che sia, che fa sprofondare fino a 40 / 50 cm la gamba sotto sul percorso.
Finalmente arrivo nello svincolo che porta alla Baita che ha visto diversi smottamenti nevosi dati dal pendio sovrastante. E proprio per raggiungere la medesima meta quasi navigare a pelle d’orso visto che si sprofonda parecchio,ma una volta arrivati il giardino con i primi germogli che spuntano da sotto la neve, si vede la terra che lavora e che vuole risvegliarsi dopo questo letargo e prepararsi quindi alla stagione estiva.
Si raggiunge il fiume, si raccoglie l’acqua che in questo momento sta sgorgando vigorosa lo scioglimento della neve , è fredda, gelida ,pura.
E si procede con la cottura della pasta come in una normalissima giornata estiva poichè dalla chiusura della baita è rimasto tutto intatto a parte un po’ la temperatura gelida che in questo momento vede 2° sotto lo zero dentro casa e 12 fuori, ma l’atmosfera è sempre quella di silenzio, di tranquillità ..solo il cane agitato neanche stesse passando qualcuno come durante l’estate, felice di essere tornato nel suo habitat preferito; la bottiglia di vino valtellinese, il Braulio messo a rinfrescare nella neve (quasi che ne avesse bisogno )e lo stare a guardare l’orizzonte una visione che in estate non c’è poiché il fogliame che riempie le piante, copre determinati scorci che invece oggi è possibile godere ed ammirare…
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