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LA GUERRA BIANCA

“La guerra bianca”
Questa particolare espressione “guerra bianca” che abbiamo già nominato in altre parti del blog, individua il particolare contesto in cui gli eventi del fronte italiano sono stati protagonisti durante la prima guerra mondiale combattuta sulle Alpi negli anni ’15-’18 dalle truppe del regno d’Italia ed all’impero Austriaco negli scenari di alta quota dell’Ortles Cevedale, dell’Adamello-Presanella e della Marmolada.
La vera difficoltà di arrivare a sera in quel contesto bellico, era dato sicuramente dall’impervietà del terreno, delle condizioni climatiche estreme, poichè le montagne che circondavano i soldati erano costituite dei tre gruppi montuosi che vanno dai 2000 ai 3900 m delle Alpi, tra i più alti.
Erano difficili da percorrere: più ci si abbassava per andare a ritirare del materiale portato a spalle o tramite l’aiuto degli animali da soma, più difficile era il rientro in quota; ne sono testimonianza di gesti ed imprese davvero ardite, le cui tracce le ritroviamo ancora oggi con i resti dei sentieri e delle mulattiere che nel tempo questi avamposti si sono ingegnati per costruirvi.
Negli ultimi anni degli eventi bellici anche l’aiuto delle prime teleferiche, resero queste situazioni un po’ più leggere. Certo è che l’impresa della “guerra bianca” fu quella che richiese più energie e sacrifici.
Il fatto di essere in alta montagna, le escursioni termiche sopra i 2500 m erano davvero impegnative: durante l’inverno il termometro scendeva di diverse decine di gradi e durante gli anni del conflitto si registrarono addirittura temperature inferiori 35 gradi.
Si racconta che gli inverni durante quel periodo della guerra furono tra i più nevosi del secolo, registrando più di 16m di nevicate.
Condizioni che resero difficilissima la permanenza delle truppe in quota, obbligando gli uomini a continui lavori di scavo della neve, creando lunghissime gallerie tra i ghiacci, aumentando il rischio valanghe e creando non pochi problemi ad entrambi gli schieramenti.
Rispetto al fronte dell’Adamello-Presanella e della Marmolada, la “guerra bianca” sul fronte Ortles Cevedale,
era sicuramente il più impegnativo e in assoluto presentò le condizioni più estreme per gli uomini del fronte.
Il tutto si svolgeva a quote decisamente più alte rispetto agli altri fronti montani, esasperando le condizioni di vita e di combattimento degli uomini che in questo contesto erano coinvolti.
Ancora oggi causa l’abbassamento del ghiacciaio, emergono nelle gallerie oltre i 3000m, i labirinti di ghiaccio dove ci sono diversi resti di quella guerra; in mezzo ad una galleria c’è il raccordo tra due teleferiche: quella che arrivava dal fondo della valle di Pejo e quella che partiva per la prima linea sul Palon de la Mare.
I racconti dell’epoca del famoso capitano Berni che purtroppo perì nell’ultima battaglia su San Matteo si racconta che il vero nemico non era l’uomo bensì la neve. Reperti e racconti si trovano all’interno del Museo al Passo Stelvio e nel Museo Vallivo di Valfurva.

Con le guide alpine ci si può recare a visitare questi siti di importanza mondiale che lasciano sensazioni particolari che auguriamo non vengano vissute più da nessun essere umano. Oggi gli eventi bellici hanno sfaccettature diverse, armi diverse, strategie diverse rispetto a quelle di cent’anni fa, ma in questa occasione del centenario e anniversario dell’inizio del primo conflitto mondiale, non possiamo non pensare a tutte le vite, indistinte tra austriaci e italiani , che su queste splendide cime si sono viste perire..

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