Il primo giorno d’autunno di tanti anni fa
Quand’ ero bambina e frequentavo le scuole elementari, i corsi scolastici iniziavano sempre al 15 settembre.
La venuta dell’autunno arrivava quindi dopo una settimana dall’inizio della scuola.
Ad inizio scuola, si ripassavano le nozioni principali per muoversi sulla strada: una specie di educazione stradale che veniva affrontata in modo serio e competente per i più piccini delle prime classi, ma un ripasso andava bene a tutti! L’ordine, la fila, l’attenzione nell’ attraversare, l’ essere accompagnato per mano da qualcuno; erano una vera priorità.
Io percorrevo da casa un chilometro circa sull’autobus di linea, ma poi dalla fermata alla scuola il percorso da fare in compagnia di tutti era di circa 600 metri. Certo è che 35 anni fa la mobilità era diversa, molte meno auto e soprattutto pochissime casalinghe dotate di patente; pertanto i fratelli più grandi accudivano sempre quelli più piccoli.Oggi non è più così per svariate ragioni.
Un altro rituale che va scomparendo e che vi voglio raccontare, era dato dalla Santa Messa di inizio anno. Giornate settembrine assolate dove tutti assieme, in compagnia ed in ordine per classi in modo crescente, ci si avviava in fila, verso un luogo prefissato.
La location più utilizzata era nelle vicinanze della scuola e si trovava in prossimità di quella che ora è la pista ciclabile a Semogo. Spesso si andava vedere dove passava il fiume Viola che partendo dall’omonima valle, raccoglieva le acque del fiume Foscagno e del Cadangola. È infatti noto ai paesani che i due fiumi più importanti si uniscono e si immettono nel fiume Viola proprio in quella zona.
Si procedeva tutti assieme con una piccola processione, classe per classe, ordinati, con i grembiulini puliti.
C’era pure l’emozione del bimbo di turno al quale toccava leggere la preghierina preparata nei giorni precedenti, mentri i primini che ancora scrivere non erano in grado, erano gli addetti alla raccolta dei fiori che si trovavano lungo il percorso per addobbare l’altare.
Era una festa data anche dai canti scelti per celebrare l’inizio della scuola, che non erano i soliti seriosi della domenica ma erano ad hoc per i bambini, con ritmo e gesti.
In alcuni casi le mamme che abitavano in prossimità del luogo scelto per la Santa Messa partecipavano alla celebrazione.
Il rientro da questa mattinata particolare, aveva il suo aspetto ludico ma anche d’istruzione dato dal fatto che al ritorno, sulla strada in salita che portava a scuola, si procedeva alla raccolta dei frutti dell’autunno.
Il cambio repentino dei colori degli alberi era una cosa proprio di quei giorni lì.
A terra c’era il fogliame degli alberi che stavano cambiando d’abito e anche alcuni frutti acerbi tipo delle piccole mele non commestibili.I più grandi si arrampicavano sugli alberi delle nocciole e poi si divertivano a romperle sfregandole con i sassi.
Capitava spesso di avere già le cime imbiancate dalla coltre nevosa di qualche improvvisa nevicata inaspettata di inizio settembre, ma spesso il calore emanato dal sole era davvero di compagnia e piacevole sulla pelle.
Si sentivano infatti frinire le cicale, oppure incontrare qualche lucertola tra un muro di sassi e l’altro. Le piante di sambuco erano cariche di grappoli rossi ormai alla maturazione e i maestri piegavano le caratteristiche di alcune piante , erbe e bacche che si trovavano sul percorso.
Oggi nella prima giornata d’autunno ho pensato a quei momenti spensierati; l’esempio di una piccola comunità che si ritrovava in un gesto che per i tempi era veramente importante e che dava la benedizione sull’anno scolastico.
Oggigiorno nel rispetto e nella sensibilità delle altre religioni questo gesto viene compiuto sempre meno e anche con un po’ di nostalgia che ricordo l’evento, guardando fuori la finestra dell’ufficio il sole sempre più basso, e le betulle pronte a spogliarsi del loro fogliame…
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